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DIS/INTEGRATION 
Laboratori d’Arte Comunità di Sant’Egidio | César Meneghetti
+ Leonardo Crudi|Elia Novecento|Antoine Sibomana
2 dicembre 2021– 28 gennaio 2022

In occasione della giornata internazionale delle persone con disabilità del 3 dicembre, in linea con le linee strategiche e con la sensibilità della Sapienza, l’esposizione è incentrata sui temi della fragilità e disabilità, nonché dell’accoglienza e dell’integrazione, legati anche a questioni di attualità come i conflitti e le loro drammatiche conseguenze.

 

Artisti disabili dei Laboratori d’Arte di Sant’Egidio sono invitati a parlare e a creare un nuovo mondo possibile, mettendo in opera la loro verità e il loro pensiero per offrire al pubblico proposte per un futuro comune ed inclusivo.

César Meneghetti è un  artista italo- brasiliano, sensibile  alle questioni globali: partendo dall’esplorazione di storie e di vite apparentemente senza grandezza eppure capaci di suggerire connessioni, intreccia di nuovo la sua opera con quella dei Laboratori, dopo avere negli anni scorsi presentato alcuni lavori alla Biennale di Venezia nel 2013, al MAXXI di Roma tra 2015 e 2016 e al Vittoriano con la mostra exclusion/inclusion nel 2018-19.

DIS/INTEGRATION trasforma lo spazio del Rettorato della Università La Sapienza di Roma in un luogo di proposte, desideri, suggestioni, si confronta con gli scenari attuali e propone percorsi di resilienza in  una crisi globale, aggravata dal Covid-19. Il tempo che abbiamo vissuto e che tuttora viviamo ha ulteriormente evidenziato disparità sociali e culturali che hanno fatto pagare il prezzo più alto alle fasce più deboli della popolazione: fra tutti si pensi al drammatico numero di morti nelle strutture residenziali per disabili e per anziani. Attraverso le parole e le opere esposte si esprime il superamento di barriere fisiche e socio-culturali ed emerge una prospettiva di inclusione (e di speranza) in un tempo difficile per tutti.

Le opere che si incontrano negli spazi del Rettorato, disegni, dipinti, installazioni, collage di parole, realizzate delle persone con disabilità, testimoniano l’efficacia imprescindibile della dimensione del laboratorio creativo, capace di attivare percorsi di liberazione dal silenzio. L’arte offre così la possibilità di esprimere con mezzi adeguati un pensiero talvolta nascosto ed una visione del mondo. Dalla fragilità delle persone con disabilità, in una società spesso disorientata di fronte alla pandemia, agli eventi naturali estremi, alle situazioni di conflitto e ai fenomeni migratori, emerge la possibilità di un’alternativa attuabile e condivisibile grazie al passaggio “dall’io al noi”.

La mostra si espande all’esterno grazie al lavoro di tre giovani artisti attivi nell’arte pubblica a Roma e in altre città europee - Leonardo Crudi, Elia Novecento e Antoine Sibomana – che proprio sulla barriera di plexiglass ai piedi della scalea monumentale del Rettorato lanciano un chiaro messaggio per l’abbattimento di ogni barriera.

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LEONARDO CRUDI
Leonardo Crudi nasce a Roma nel 1988. Autodidatta, all’età di 13 anni scopre il mondo dei graffiti. A partire dal 2012, si dedica alla produzione delle sue prime opere su carta, ispirate, per gli elementi geometrici, al lettering dei graffiti e, per la resa realistica delle figure, alle inquadrature del cinema neorealista italiano. Successivamente si rivolge alle avanguardie pittoriche e fotografiche del Suprematismo, Costruttivismo e Futurismo russo, e rielabora le lezioni di Rodčenko, El Lissitzky e Malevič. Lo attrae la possibilità di unire astrazione e figurazione in un linguaggio capace di veicolare contenuti etici e politici. Nella sua visione, essere artisti significa impegnarsi attivamente per la trasformazione della società contemporanea.

ELIA NOVECENTO
Romano, classe 1989, si avvicina al mondo dei graffiti nel 2001 e nel 2004 si iscrive al Liceo Artistico Statale di Via Ripetta a Roma. Insieme a Leonardo Crudi fonda il Collettivo Novecento, con l’intento di comunicare con la città attraverso poster lasciati in balia del quotidiano e dell’interpretazione libera di chi li osserva. Parallelamente ai graffiti e ai poster, produce tele di grande formato ispirate al linguaggio dei popist romani degli anni Sessanta.

SIBOMANA
Artista italo-belga, Sibomana crea un’arte di frontiera attraverso opere che sono grandi poster che uniscono fotografie di volti in bianco e nero a tratti di pennello dai colori caldi e vivaci. Nelle sue opere il dramma dei migranti convive con la forza della speranza di una politica e di una società che metta al centro non i confini ma le persone. Il motto che sottintende l’arte di Sibomana è, infatti, "Protect People Not Borders".

ABDULLAH RAHMANI
giovane artista afghano è giunto in Italia nel maggio del 2021 grazie ai Corridoi umanitari organizzati dalla Comunità di Sant’Egidio a favore dei profughi del campo di Moria (isola di Lesbo-Grecia) Durante un primo tentativo di raggiungere l’Europa attraverso la rotta balcanica, in seguito ad un incidente, ha subito l’amputazione di una gamba. In Afghanistan ha iniziato ad applicarsi al disegno e alla pittura, passione che ha ripreso a coltivare in Italia.

ANNA MARIA COLAPIETRO
ha appreso l’uso di matita e pastelli in uno dei vari istituti in cui è stata ricoverata da bambina. Nel 1992 comincia a frequentare i Laboratori d’Arte dove impara a utilizzare gli acrilici e scopre l’infinita gamma cromatica offerta dalla combinazione dei colori. Dipinge stendendo i colori a pennellate veloci su ogni tipo di supporto, presa dall’intima necessità di fissare ricordi, sentimenti, immagini. Un suo primo profilo artistico è stato tracciato da Simonetta Lux nel libro «Con l’arte da disabile a persona» (2007). Ha esposto presso il Parlamento Europeo di Strasburgo (2003) e al Palazzo del Quirinale (2011), al Chiostro del Bramante (2015), al Vittoriano nella mostra inclusion/exclusion (2018). 


ROBERTO MIZZON  
inizia a lavorare con la ceramica in uno degli istituti dove viene ricoverato, bambino, tra gli anni ’60 e l’inizio degli anni ’80. Frequentando, una volta tornato in famiglia, i Laboratori d’Arte si accosta prima alla pittura, prediligendo la creazione di opere materiche, e poi alle installazioni. Modellare le sue opere stendendo il colore con le mani, direttamente sulla tela e creando impasti di diversa materia diviene la sua cifra stilistica.  Nel 2013 durante la 55° Biennale di Venezia ha partecipato al progetto I/O_IO È UN ALTRO con l’artista italo brasiliano Cesar Meneghetti.


ARTURO MAGGIO
vive a Roma in una delle periferie storiche della capitale, il Tufello. Una tetraparesi spastica dovuta a problemi perinatali lo costringe a muoversi sulla carrozzina. Ha iniziato a dipingere nel 1996 e ha studiato in particolare Hans Hartung, costretto anch’egli sulla sedia a rotelle in una fase della sua vita. Come Hartung, Arturo, che ha una manualità parzialmente compromessa, dipinge spruzzando colore sulla tela. Attraverso la pittura Arturo ha riscoperto il suo valore come persona.


GIUSEPPE VOMERO
ha iniziato a dipingere nel 1993, ma soprattutto al Laboratorio si dedica alla scrittura di testi, prima a mano e poi digitati al computer. In Mostra un’opera realizzata  con ANTONIO PADULA, ALVARO ANTONELLI e SANDRA BONAVOLONTA’  con candele di recupero, in memoria della deportazione degli ebrei di Roma, il 16 ottobre 1943.


MICAELA VINCI
comunica con il computer, attraverso la CAA (Comunicazione Aumentativa, Alternativa), rivelando una sua lettura del mondo profonda e a volte ironica. La pittura e la comunicazione digitale hanno rappresentato una grande liberazione per lei che soffre di sordità profonda e di mutismo. Ha realizzato negli anni una serie di dipinti il cui soggetto riguarda le città. Questa volta la città è Sana’a semidistrutta dalla guerra che sconvolge lo Yemen.


MARIANNA CAPRIOLETTI
affetta dalla sindrome di Pendred, una malattia genetica che le ha del tutto compromesso l’udito e la comunicazione verbale, inizia a dipingere giovanissima, ritraendo i compagni dell’istituto per sordi dove passa gran parte dell’infanzia. Nei Laboratori d'Arte di Sant'Egidio, elabora una personalissima cifra stilistica: si appropria di forme istituzionalizzate del linguaggio artistico tradizionale, coniugandole con quelle del suo disegno, desacralizzandole, reinterpretandole e facendole proprie. Si passa dalle opere di grandi maestri, come Giotto, viaggiando nel tempo e nelle correnti, da Leonardo a Picasso passando per Michelangelo, Raffaello, Renoir, Cezanne, Gauguin, Munch, Klimt, Matisse, Chagall fino ad arrivare alla serie dei disegni   in mostra, in cui reinterpretata alcune delle 82 incisioni de “I disastri della guerra” di Goya. 
Suoi lavori sono stati esposti nella sede del Parlamento Europeo di Strasburgo (2003) ed al Palazzo del Quirinale (2008 e 2011). Un suo primo profilo artistico è stato tracciato da Simonetta Lux e Alessandro Zuccari nel volume “Con l'arte da disabile a persona” (2007)


MICHELE COLASANTI
laurea magistrale in cinema e televisione presso il DAMS di Roma 3-, è appassionato del mondo dello spettacolo e in particolare di quello musicale. Frequenta una compagnia dilettantistica teatrale chiamata Ma. Ma che mette in scena diversi spettacoli presso il teatro "Tor di Nona" di Roma. Da alcuni anni coltiva la passione per il disegno privilegiando matita, china e acquerelli, affrontando con ironia tematiche complesse per esprimere il suo pensiero.


ALESSANDRO ADAMO
ha una tetraparesi spastica che non gli impedisce di ricercare la sua autonomia. Vive a Trastevere con un'altra persona con disabilità grazie a un progetto di cohousing di Sant'Egidio.  Frequentando i Laboratori d’Arte si è appassionato alla pittura, sperimentando tecniche e materiali congeniali ai suoi movimenti. Ama leggere e apprezza la fotografia.

PATRIZIA NASINI
la pittura è il suo canale privilegiato per comunicare pensieri e sentimenti. E’ una donna sordomuta con una grande capacità espressiva e un senso vivace del colore e delle forme. I primi lavori, disegni e quadri realizzati con la tecnica del puntinismo, risalgono al 1988, quando è stata conosciuta vicino all’Idroscalo, ad Ostia e ha cominciato a frequentare i Laboratori d’Arte. Nel tempo è passata ad un naïf   sgargiante e, negli ultimi mesi ha compreso la bellezza di dipingere anche senza alcun soggetto. Lavora   su piccole tele astratte con un senso maturo del colore. L'incontro con Sant’Egidio è stato per lei l'inizio di una nuova storia: una casa, il matrimonio, tanti amici.  La sua pittura racconta anche questa serenità finalmente raggiunta dopo anni di vita difficile.  

SAMANTA FAMIANI

predilige l’utilizzo di materiali che non richiedono la stesura  con pennelli o spatole, in quanto  la sua manualità fine è parzialmente compromessa da un danno  midollare alla nascita . Con PAOLA LANZELLOTTO, LAMBERTO CICCHETTI  e  LUCA DE BENEDICTIS ha realizzato  l’ installazione in mostra  scegliendo  garze gessate e vernice acrilica impastate insieme. Con bagni successivi di tessuto in un liquido denso formato da gesso a presa rapida, colla vinilica e colore, è stata creata  la camicia di forza, posta sul telaio di legno su cui sono state   inchiodate  le cinture di contenzione. 

BARBARA PICCININI
è una donna Down  che frequenta i Laboratori d’Arte dal  2005.  Molto interessata allo studio dei grandi maestri  ha  ricercato  la tecnica che le fosse più congeniale ,  trovandola inizialmente  nel puntinismo, passando,  in seguito, alla creazione di opere  di grandi dimensioni  come quella in mostra. La sua precisione nel disegno la si ritrova  nella realizzazione delle due sagome umane al centro dell'opera.
 

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